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Linizio e la fine

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La riscoperta della Némirovsky è iniziata qualche anno fa da Adelphi che ha incominciato sistematicamente a pubblicare i romanzi della prolifica autrice, e visto che il materiale è vasto, soprattutto per quanto riguarda i racconti brevi, molto editori si sono buttati capofitto nell’eredità letteraria della donna assassinata ad Auschwitz. Come è palese al lettore, spesso i temi trattati ritornano, l’autrice ha degli argomenti che le stanno a cuore e spesso affiorano nei suoi scritti. All’editore Via del Vento e al curatore del volumetto Antonio Castronuovo, va il merito di aver scovato questo breve racconto che si allontana un po’ dagli schemi abituali. La cornice è immancabilmente nemirovskiana (mi si conceda) un delitto nell’alta società, forse per passione, forse per danaro. Ma la lente d’ingrandimento stavolta si va a posare su chi dovrà giudicare il caso nel corso del processo. Il verdetto non è semplice, poiché attraverso l’accusa di omicidio per vili ragioni monetarie, si vuole andare a screditare il padre del presunto assassino, politico di spicco della cittadina. L’opinione pubblica è perfettamente al corrente di tutti i risvolti del caso, ma quel che la massa ignora è che il procuratore che giudicherà è minato da un oscuro quanto inesorabile male. Forse l’approssimarsi della fine indurrà il procuratore ad essere clemente, risparmiando all’accusato la sicura pena di morte, o forse il delirio d’onnipotenza di chi può disporre della sorte di un uomo avrà la meglio sul male oscuro che è già condanna per il condannante? Il destino porterà pace ai corpi e alle coscienze, anche perché non forzato da un giudizio dettato da interessi personali. La morale della Némirovsky è inflessibile e noi lettori siamo abituati alle sventure che precipitano sul capo di chi usa mezzi poco chiari o sotterfugi per i propri scopi. La singolarità di questo breve racconto, racchiuso nelle canoniche 35 pagine cui Via del Vento ci ha abituati è che sembra a tratti tingersi di fumosità pastello più tipiche di Simenon, ma è una sensazione forse dettata dalla traduzione, peraltro ottima e inedita, curata dal summenzionato ed encomiabile Castronuovo. Sempre del curatore sono la bella nota al testo e la esauriente biografia.

 

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